conversando con Anita Rachvelishvili. Carmen, Amneris e le altre……

by Caterina De Simone

Anita Rachvelishvili è a Salisburgo in occasione del suo debutto al Festival di Pasqua della cittadina austriaca nel quale canterà il Requiem di Verdi. Sin dalle prime battute si dimostra solare e spontanea , ma allo stesso tempo volitiva e professionale.

Con grande disponibilità  parla dei suoi ruoli totem e dei suoi prossimi appuntamenti professionali, ribadendo il suo grande amore per l’Italia e per i fans italiani che la adorano e confessando la sua passione per i social network con i quali si diverte.

Anita mezzo busto

Per iniziare la nostra conversazione vorrei che mi togliesse una curiosità, il suffisso “shvili” che si trova spesso nei cognomi georgiani cosa significa?

Vuol dire figlio o figlia ed è molto comune, un po’ come “sson” nei cognomi svedesi.

Lei esordisce al Festival di Pasqua con il Requiem di Verdi , quali sono le sue sensazioni riguardo a questo debutto?

Sono molto felice di essere qui a Salisburgo perchè ho al mio fianco dei colleghi meravigliosi con cui ho già lavorato e con i quali mi sono sempre trovata benissimo, Jonas Kaufmann e Ildar Abdrazakov. Il Maestro Thielemann, con il quale invece non avevo ancora lavorato, sembra molto contento quindi  sono molto ottimista per questo debutto.

Quali sono secondo lei le maggiori difficoltà per il mezzo-soprano in una composizione così complessa come il requiem di Verdi?

Innanzitutto il mezzo-soprano ha la parte più lunga fra i quattro solisti, ci sono molti a cappella e la partitura richiede molti colori, quindi è una parte molto impegnativa che io , però, amo profondamente. Forse sono presuntuosa, ma devo dire che proprio perchè la amo molto a me non sembra molto difficile e la canto sempre volentieri.

Indubbiamente lei ha tutti i colori richiesti

Penso di sì, continuando a studiare ho imparato a fare questi colori ed ora credo di riuscire a farli con facilità.

Ovviamente è impossibile non parlare di Carmen, il ruolo che l’ha lanciata nel 2009 quando esordì alla Scala e che ha cantato in tutti i principali teatri del mondo

Infatti Carmen è una parte importante della mia carriera, è un ruolo che amo profondamente e dal 2009 ad oggi ho già fatto quasi 200 repliche. In occasione dell’EXPO tornerò a cantare nella stessa produzione di Emma Dante e non vedo l’ora di ritornare a Milano .

Proviamo a fare un confronto tra tre differenti produzioni di Carmen a cui lei ha partecipato: quella scaligera, quella del Met di Richard Eyre e quella di Londra di Francesca Zambello. Quale sono state le sue sensazioni rispetto a ciascuna delle tre?

Devo dire che gli unici problemi che ho avuto facendo Carmen in così tante produzioni li ho avuti quando non c’era la danza, il combattimento e il vero fuoco che per me sono imprescindibili. Le due produzioni , quella del Met e quella di Londra, sono piuttosto classiche e il libretto è stato seguito fedelmente, quindi quegli elementi per me fondamentali ci sono. Del resto anche in produzioni più moderne come quella di Calixto Bieito a Torino mi sono trovata bene.

In ogni caso l’avvicinamento al personaggio cambia di sicuro rispetto ad ogni diverso allestimento

In generale per me la linea interpretativa deve essere fedele a Mérimée, quindi Carmen è una donna focosa, senza freni e capricciosa. Emma Dante ha aggiunto una ineluttabile fatalità, Richard Eyre ha approfondito l’introspezione psicologica mentre Francesca Zambello ne ha fatto una donna ancora più forte

A proposito del solito problema della versione prescelta, dialoghi e canto, oppure recitativi e canto, qual è la sua idea in materia?

Personalmente io preferisco sempre i dialoghi parlati anche perchè nella partitura di Bizet non ci sono i recitativi.  Un esempio per tutti la séguedille: non ha molto senso fare un recitativo prima, così come è assurdo farlo seguire alla Chanson bohéme

Veniamo adesso ad Amneris che è un ruolo molto presente attualmente nella sua carriera. Come trova questo personaggio, probabilmente uno dei più complessi nella storia del melodramma?

Io non lo vedo come un personaggio negativo, è una donna molto affascinante e potente , ma è sopratutto una donna innamorata di un uomo che non potrà mai avere. Tutto sommato mi fa anche un po’ pena perchè alla fine non riesce a salvare l’uomo di cui è innamorata e non è neanche cattiva come spesso viene considerata. Se lo fosse farebbe uccidere Aida. Certo la tratta male perchè capisce che è lei la sua rivale in amore, ma sente anche una certa empatia per la sua schiava etiope proprio perchè pensa a lei come a una donna strappata dalle sue radici.

Recentemente lei ha impersonato Amneris alla Scala con la direzione del Maestro Mehta e con la regia di Peter Stein. La produzione non è stata accolta benissimo ma lei è stata la vera trionfatrice . Sopratutto l’allusione al suicidio di Amneris nel finale ha fatto molto discutere. Qual è la sua idea in merito?

Io cerco sempre di accontentare i registi perchè capisco che hanno un loro modo di intendere lo spettacolo. Ma personalmente io non credo che un suicidio di Amneris avrebbe molto senso. Si tratta di una donna molto forte e determinata, inoltre non sa che Aida si trova insieme a Radames , quindi io non ero molto d’accordo con questa visione registica. Ma Stein aveva una sua idea precisa quindi ho cercato di conformarmi a questa sua idea. La mia scena poi è stata curata nei minimi particolari e credo di essere riuscita a trasmettere tutte le emozioni, l’amore e la disperazione necessari.

In contemporanea con l’ Aida della Scala a Roma, dove lei interpreterà fra breve sempre  Amneris  ma al teatro Costanzi, si è tenuto un galà con Aida in forma di concerto a Santa Cecilia , sotto la direzione del Maestro Antonio Pappano. Se le avessero proposto di partecipare , fra Milano e Roma cosa avrebbe scelto?

Lavorare con il Maestro Pappano è il mio sogno e spero che un giorno questo sogno si avveri, ma in quella circostanza non sarei riuscita a scegliere. Io credo di essere un po’ pazza e allora avrei fatto Amneris a Milano e poi il giorno dopo a Roma o viceversa. Ma non avrei mai potuto scegliere fra Mehta e Pappano.

Un altro personaggio forte che lei ha interpretato nel passato anche se una sola volta è Dalila. Che ricordo ha e le piace quel ruolo anche se Samson et Dalila è un’opera poco rappresentata?

La parte di Dalila è bellissima ed è un peccato che l’opera non sia rappresentata molto. Io credo che tutta la partitura sia interessante e poi quando l’ho cantata ero ad Amsterdam con la meravigliosa orchestra del Concertgebouw e con la direzione del Maestro Carella che io reputo uno dei migliori direttori italiani. Non avrei potuto avere di meglio. L’anno prossimo riprenderò il ruolo a Parigi e poi fra due anni al Met. La parte è molto impegnativa, ma la amo così tanto che potrei cantarla anche la mattina , appena svegliaAnita 2

Parliamo un po’ della sua vita fuori dai teatri. Attualmente dove vive?

Sono quasi sempre in viaggio ma sono tornata a vivere in Georgia dove ho anche la pianista con cui studio ed i miei amici di sempre.

Quando studia un nuovo ruolo è il o la sua pianista che la segue nei suoi spostamenti oppure è lei che si sposta?

Di solito sono io che mi sposto. Come dicevo ho una pianista in Georgia, un pianista a New York con il quale faccio i concerti e poi il mio maestro di canto che vive a Roma e dal quale vado quando devo imparare una nuova parte.

Lei è molto attiva sui social network. Pensa che sia inevitabile oggi per un artista farne uso?

Credo che i social network siano un ottimo mezzo di comunicazione , ma sono contraria ad usarli per fini troppo personali. Le immagini che io metto su Instagram sono sempre legate al mio lavoro o alle città dove mi esibisco. Creano una immagine positiva e sono un modo di avvicinarsi al pubblico.

Lei sa che in Italia è amatissima e tutti vorremmo ascoltarla e vederla più spesso nei nostri teatri

Intanto torno alla Scala con Carmen e poi in ottobre nel Requiem . Poi i miei impegni futuri mi porteranno a Parigi e a Londra e forse ritornerò anche a Salisburgo.

Ci auguriamo di rivederla ancora, magari in una nuova produzione e per il momento grazie per  il tempo concesso. A presto Anita.

Anita ed io

Categorie: Conversando con ..., Focus Salisburgo 2015, Salisburgo Pasqua 2015 | Tag: , , , , , , , | 6 commenti

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6 pensieri su “conversando con Anita Rachvelishvili. Carmen, Amneris e le altre……

  1. Piacevole,fine, garbata intervista! Due donne comme il faut!!!!!! Tra una siciliana e una giorgiana suggerisco anche uno scambio di….ricette

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  2. Don jose'

    Grazie Caterina! Anita è veramente grande(!!!!),la seguo da quel 7 dicembre 2009,ed a Salisburgo mi ha veramente impressionato nel Requiem…..non ha soltanto una grande voce da vera mezzosoprano,ma ha anche affinato una tecnica ragguardevole….penso che sentiremo parlare di lei sempre di più nel prossimo futuro!!!!

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    • Caro Don José quando le ho parlato di te le si è accesa una luce negli occhi e mi ha detto:” Che caro, è un vero amico!”
      Purtroppo ,visto il suo schedule, ci toccherà emigrare per sentirla. La sua Dalila sarà indimenticabile, ne sono sicura.

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  3. Ercole Rabboni

    Complimenti Caterina per questa bella intervista ad una vera e propria stella dell’attuale firmamento lirico mondiale. L’ho ammirata la prima volta nella Carmen scaligera di Emma Dante e recentemente nell’edizione di Aida, anche questa scaligera, richiamata nella conversazione. In entrambi i casi giudizio altamente positivo; in particolare, la sua Amneris mi ricordava molto quella della grande Fiorenza Cossotto all’Arena di Verona, sia per la splendida vocalità, sia per il grande temperamento che si traduce in un’interpretazione di grande pregio. Ancora complimenti è un caro abbraccio. Ercole

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    • Ercole il tuo apprezzamento mi riempie di orgoglio! E hai ragione, Anita diventa sempre più brava e come Amneris è strepitosa. Non a caso il nome del mio blog l’ho scelto in omaggio alla sua Amneris. In Carmen l’ho ascoltata anche a Monaco ancora con Kaufmann in una vecchia produzione , ma che coppia!

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