Sul fascino di Carmen e sul perchè sia , a detta dei più, l’opera più rappresentata al mondo si sono versati fiumi di inchiostro e di parole senza però mai riuscire a comprenderne appieno l’appeal. La stessa evoluzione della partitura con i dolorosi ripensamenti, i mille tagli , le modifiche , la trasformazione da Opéra comique in opera romantica, studiati e rivoltati dalle edizioni critiche che ancora si susseguono e che non hanno mai colto o per meglio dire sciolto l’ enigma Carmen , non hanno scalfito minimamente la fama e il successo di questa pietra miliare del teatro musicale. Certo è che , musicando la novella di Mérimée, Bizet ha reso immortale una storia che probabilmente avrebbe lasciato una pallida traccia di sé a distanza di un secolo e mezzo.. Chi è Carmen ? E’ l’elemento perturbatore, l’alieno o meglio il virus che manda in corto circuito il sistema prestabilito dell’ordine societario, e come tale è personaggio sovrapponibile a qualsiasi epoca e in qualsiasi contesto. Allo stesso tempo è personaggio enigmatico che Bizet scandaglia sapientemente dotandolo di musica travolgente e irresistibile alla quale è impossibile rimanere indifferenti, ma che non rivela niente o quasi di sè, se non nella sottile scena della carte nell’ Atto III , vero banco di prova per ogni cantante che si accosti al ruolo della protagonista. Da qui discende la sfida per ogni regista che voglia mettere in scena il capolavoro di Bizet. Non si tratta di scegliere fra una Spagna da cartolina fatta di mantillas e toreri e una atemporalità che ribadisca l’immortalità della storia, nè tanto meno fra una Carmen tutta provocazone e carnalità e una dal fascino cerebrale. Eppure sempre più si assiste a produzioni che si collocano ad un estremo piuttosto che ad un altro senza creare un ponte o meglio una graduazione nell’ affrontare il personaggio.
L’enigma è tutto là ed è la prova più dura per il metteur en scène poichè da lì discende la trattazione equilibrata del protagonista maschile Don José : Antagonista? Vittima? Chi è quest’uomo che nella novella di Mérimée racconta la storia di Carmen in prima persona dalla sua prigionia da pluriomicida? In Bizet rappresenta forse la vittima dell’ordine precostituito, debole che si conforma alle regole ma venato di inquietudine latente quindi conteso tra il fascino della vie errante e l’esistenza piccolo borghese di una vita familiare tranquilla con Micaela. Quest’ultimo personaggio fu aggiunto da Bizet per rafforzare la drammaturgia dell’opera e per acuire il contrasto di sentimenti vissuti da Don José come si vede chiaramente nel duetto piuttosto convenzionale del primo atto nel quale il brigadiere si dimostra rispettoso dei dettami familiari incarnati da Micaela e pronto a sposarla per volere della madre. La fanciulla dalle lunghe trecce dorate in effetti non è l’ingenua sognatrice che spesso ci viene presentata , in realtà si dimostra volitiva e pronta ad agire sui sensi di colpa che lacerano José pur di riappropriarsene in un estremo tentativo nel III Atto. Non dimentichiamoci infatti che in Carmen la logica della sopraffazione e dell’aggressione, non solo fisica ma sopratutto psicologica , attraversa tutta l’opera per poi sfociare nel delitto , inevitabile e frutto della incapacità di José di rinunciare alla sua Carmen …adorée che da sua personale carnefice si trasforma in vittima. Il mito di Carmen attraversa così per merito di Bizet, e quasi trasversalmente, arti di natura profondamente diversa quali il cinema e le arti figurative. Si contano infatti non meno di 50 versioni cinematografiche ricavate dall’opera di Bizet e profondamente distanti una dall’altra, così come distanti sono anche le innumerevoli incisioni a bulino realizzate da Pablo Picasso nel 1949 e che prendono lo spunto dalla musica di Bizet per mettere in scena l’incendio bruciante di passione che da sempre agitava il grande maestro spagnolo. Nonostante tutto, il fascino e l’attrattiva di Carmen restano ancora un enigma irrisolto per merito della partitura somma , sia eseguita con i soli pezzi chiusi e i dialoghi parlati nella Edizione criticatissima Oeser che nella trasposizione con i recitativi di Guiraud oppure ancora nelle mille forme spurie e non a cui assistiamo in teatro. Ogni nuova produzione ricrea la magia purchè cantata e concertata a dovere e lo spettatore andrà sempre a teatro a vederla, con la speranza che l’enigma si sciolga.
MAGNIFICO!!!!
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Merito del fascino di Carmen 😉
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Carmen (edizione Karajan,Price,Corelli) è l’opera che mi ha fatto scoprire il fascino e la bellezza dell’opera lirica…e la voce di Corelli!!!! Quante volte mi sono ascoltato da sedicenne il duetto del IV atto…mi rapiva..come continua a fare oggi,se cantato da interpreti all’altezza….Certo il don Jose’ dell’opera è parecchio differente dall’inveterato delinquente della novella di Merimee,e ciò ha reso ancor più difficile trovare il protagonista ideale:lirico e romantico nel primo atto,più passionale nel secondo,travagliato,duro e violento negli ultimi due! Fortunatamente il don Jose’ ideale oggi ce l’abbiamo……Ancora una volta….grazie,CARMEN!!!
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Anche per me Carmen è stato il punto di svolta tra l’andare a teatro perché in famiglia eravamo abbonati e la passione travolgente e inaspettata per l’opera. Non vorrei parlare di un Don José ideale pero’ , piuttosto di un Don José “giusto”, quello che abbiamo oggi .
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Al solito mi stendi con la tua larghezza di conoscenze sulla lirica , complimenti
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No, no è l’enigma che mi intriga
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Carmen è l’opera che mi ha fatto scoprire Jonas ed Anita : sanguigni, perfetti, interpreti ideali dei 2 personaggi.
Carmen è un opera meravigliosa, piena di musica che toglie il fiato, vitale e pur tanto pervasa dalla presenza della morte.
Evidentemente, da ciò che ci racconti, Caterina, siamo stati in molti ad essere presi dal fascino della zingara sigaraia : continuiamo così! Facciamoci del bene!
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Cara Katia, siamo tutti soccombenti di fronte a Carmen e a Bizet!
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