Un REQUIEM da ricordare: il TEATRO MASSIMO di Palermo sul banco di prova

by Caterina De Simone

20150604_195824Cosa avvince lo spettatore alla poltrona, alla sedia, allo sgabello e gli fa dimenticare di tossire , di starnutire, di soffiarsi il naso e scartare rumorosamente le caramelle Rossana durante una performance che impone un ascolto concentrato? Senza pensarci su più di tanto si potrebbe rispondere la qualità dell’interpretazione o magari la bellezza del pezzo/testo/musica . Risposte riduttive di sicuro  che magari si integrano ma non arrivano a cogliere l’essenza di una esperienza totalizzante che raramente si vive andando a teatro. Di certo, per i 1300 palermitani e non che giovedì hanno riempito a dismisura la sala grande del Teatro Massimo,  i 90 minuti del Requiem di Verdi sono scivolati via quali fossero 9 ! L’atmosfera era carica di aspettative, la biglietteria esibiva un orgoglioso sold out che probabilmente non si vedeva da mesi e gli stati maggiori del teatro capeggiati dal sovrintendente affiancato dal capo ufficio stampa gongolavano nel foyer prima dell’inizio del concerto. Coristi in smoking chiacchieravano nervosamente all’uscita degli artisti, mentre alcuni professori d’orchestra in frac fumavano con una certa apprensione…..Sì perchè la Messa da Requiem di Verdi rappresenta un cimento in grado di minare le certezze di chi pure ha fatto della musica la propria vita, anche se alla testa di questa impresa titanica c’è un direttore come Roberto Abbado    che non ha la statura dell’inarrivabile zio ma che conosce bene i complessi artistici del teatro palermitano per aver spesso lavorato con loro. Questa infatti non è una Oper im Kirchengewande come definita in modo riduttivo da Hans von Buelow  (opera travestita da Messa) , e non è neanche un semplice omaggio del compositore ad Alessandro Manzoni verso il quale aveva una grande ammirazione; qui troviamo l’essenza dell’animo umano  e la metafora della vita stessa. L’agnosticismo di Verdi , o quanto meno la posizione estremamente critica verso un Dio opprimente che tende a schiacciare l’uomo, si sublima  nelle ondate sonore che investono l’ascoltatore durante l’esecuzione.

received_10206912143859876 Ciò che è puntualmente avvenuto pochi giorni fa e che ha fatto commentare ad uno spettatore Ah! Finalmente una bella serata di musica , visti  gli ultimi appuntamenti operistici offerti dal teatro e mai completamente compiuti . Impagabile anche un altro commento Cosa fanno oltre al Requiem? , come se fosse possibile rimpolpare il programma con altro, oppure ancora Ci sento un che di mozartiano . Ma tant’è questa serata ERA  la serata alla quale era impossibile mancare anche solamente per poter dire io c’ero ! Roberto Abbado ha così dominato questo capolavoro terribile che è forse la summa del genio verdiano perchè musica allo stato puro, senza gli intralci dell’azione scenica. Pulizia estrema dei suoni dunque, nelle trombe lontane durante il Tuba mirum  che annunciano  la chiamata davanti a Dio per il giudizio, e un merito particolare va dato agli ottoni finalmente precisi in orchestra. Grande equilibrio anche nel Dies irae , meno barbaro e dirompente del solito e peccato che il coro  diretto da Piero Monti  non fosse  perfettamente centrato ,  in ogni caso sempre in bella evidenza durante tutti gli altri interventi. Nel quartetto dei solisti Maria Agresta e Ekaterina Semenchuk surclassano i colleghi maschi Giorgio Berrugi e Riccardo Zanellato. Le due cantanti offrono un Agnus Dei di rara bellezza  e , nel finale, la soprano salernitana regala un Libera me sublime . Certo a tanta perfezione sono mancati un Ingemisco del pari e sopratutto l’estatica bellezza di un Hostias sfumato per i limiti del tenore Giorgio Berrugi, ma Verdi ne è uscito vittorioso con tutto il tremendo furore a segnare  l’ineluttabile corsa dell’uomo verso il giudizio divino. Alla fine ovazioni per i complessi del Teatro Massimo , per Roberto Abbado e per i solisti in particolar modo per Maria Agresta che è attesa in settembre alla sua prima Mimì palermitana. Si esce a riveder le stelle e l’incomparabile amalgama della somma partitura è ancora nell’aria a ricordarci la parabola della vita.

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Categorie: recensioni, Teatro Massimo | Tag: , , , , , | 10 commenti

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10 pensieri su “Un REQUIEM da ricordare: il TEATRO MASSIMO di Palermo sul banco di prova

  1. Son felice per Palermo!

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  2. Adriana Biagiarelli

    Bella descrizione di una serata cche deve essere stata veramente importante per Palermo

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  3. Don jose

    Sai Caterina, leggo la tua bella recensione e non posso che rattristarmi per il fatto che un’esecuzione del Requiem verdiano sia stato vissuto come un EVENTO a Palermo……..e poi mi rallegro ricordando anch’io un certo attacco di Hostias……:-)))

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    • Il Teatro Massimo è davvero il fulcro della vita culturale palermitana, fatte le debite proporzioni è un po’ la Scala del sud 😊e mi riallaccia all’attacco dell’hostias😉

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  4. Helga

    Grazie per questo resoconto interessantissimo, un bel successo ovviamente! Sono felice per le due donne e specialmente per Maria Agresta di non aver’ deluso i palermitani. In quanto agli uomini – tenore e basso – noi ci siamo troppo viziati con gli Hostias ed Ingemisco da un certo tenore …. Io non vedo l’ora di rivedere a Maria Agresta a Salisburgo in luglio quest’anno.

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    • È vero, certe “cattive abitudini” 😉o vizi segnano per sempre.
      Aspetto anch’io di risentire Maria Agresta sempre a Palermo nella Boheme.

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  5. Katia

    Grazie Caterina per questa review stringata ma efficacissima!!

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